Hobby&Golf Forum Homepage
Forum Home Forum Home > OFF TOPIC e altre collezioni > OT (Chiacchiere in libertà)
  Topic Attivi Topic Attivi
  FAQ FAQ  Ricerca nel Forum   Registrati Registrati  Login Login

Energie alternative

 Rispondi Rispondi
Autore
Messaggio
  Topic Cerca Topic Cerca  Opzioni Topic Opzioni Topic
Mik View Drop Down
Admin Group
Admin Group
Avatar

Iscritto dal : 19 Aprile 2004
Da: Bolzano
Status: Offline
Posts: 11115
  Quota Mik Quota  RispondiRispondi Link diretto a questo post Topic: Energie alternative
    Postato: 03 Giugno 2010 alle 11:42
Pannelli fotovoltaici al posto dell'asfalto, l'ambizioso sogno di un ingegnere americano

Sostituire le autostrade in asfalto del pianeta con delle più moderne e sofisticate carreggiate solari capaci di sopportare il transito di un qualsiasi mezzo di trasporto e allo stesso tempo di catturare l’energia del sole per poi produrre elettricità. L’ambizioso progetto, economicamente e tecnicamente non facile da realizzare, è di Scott Brusaw, ingegnere americano che insieme alla moglie Julie ha registrato il marchio Solar Roadways.

Come è fatto un pannello fotovoltaico Solar Roadways - L’esperto, specializzato nell'elettronica e nell'elettrotecnica, ha sviluppato una nuova tipologia di pannelli (2 metri x 2) stratificati su tre livelli. Sulla superficie si trova una lega di vetro speciale, traslucido e resistente ai grandi pesi, che comunque permette alla luce di raggiungere le celle solari sottostanti. Il livello centrale è costituito da una fitta rete di celle dotate di led che hanno il compito di visualizzare sulla superficie stradale qualsiasi messaggio o segnale di pericolo. L’ultimo strato, che come il primo sarà impermeabilizzato, in modo da assicurare il passaggio della corrente, è destinato a ospitare i cavi per la distribuzione dell'elettricità ed eventualmente anche i segnali telefonici e televisivi.
Quanta energia potrebbe produrre - Secondo Brusaw, per ogni chilometro e 600 metri di tratto autostradale, si potrebbe teoricamente generare energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno di circa 500 famiglie. Grazie all’ausilio di piccole batterie, inoltre, sarà in grado di “autoriscaldarsi” in modo da sciogliere eventuali stratificazioni di ghiaccio.

Al momento la Solar Roadways è soltanto un bellissimo sogno in fase di sperimentazione su un tratto autostradale (70 chilometri) tra Coeur D’Alene e Sandpoint, nell’Idaho. I riconoscimenti conquistati fino a questo momento fanno tuttavia ben sperare. Agli EE Time ACE Awards, tenutisi lo scorso mese a San Jose, il progetto di Brusaw è stato giudicato uno dei quattro più promettenti dell'ingegneria verde. In un futuro questa ambiziosa idea potrebbe rivoluzionare la mobilità in tutto il mondo, liberandoci definitivamente dai combustibili fossili.


Torna in cima
TempestSam View Drop Down
Drago Nero Occhi Rossi
Drago Nero Occhi Rossi
Avatar
Motosega Player - Il cavernicolo^^

Iscritto dal : 12 Giugno 2009
Da: Svizzera
Status: Offline
Posts: 1677
  Quota TempestSam Quota  RispondiRispondi Link diretto a questo post Postato: 03 Giugno 2010 alle 12:28
bella idea ma non penso che prima del 2020/2040 ne vedremo uno funzionare

quindi per ora non risolve il grosso problema del inquinamento delle centrali
Torna in cima
Cuorenero View Drop Down
Drago Nero Occhi Rossi
Drago Nero Occhi Rossi
Avatar
:judge list: breakin' newz

Iscritto dal : 07 Marzo 2008
Da: Italy
Status: Offline
Posts: 1708
  Quota Cuorenero Quota  RispondiRispondi Link diretto a questo post Postato: 01 Dicembre 2010 alle 11:23
Il fotovoltaico più economico dell’energia atomica, ma l’Italia non vuole cambiare strada

Secondo il rapporto della Duke University in North Carolina i costi dei sistemi solari sono scesi a un punto che è ormai inferiore a quelli previsti per la costruzione di nuove centrali nucleari

Solare pulito ma più costoso del nucleare? Forse ieri, ma ora non più. Al di là dei possibili problemi legati al loro smaltimento, gli impianti fotovoltaici sono generalmente visti come un modo più pulito e sostenibile di produrre energia rispetto all’energia atomica, ma molto più dispendioso. Secondo lo studio americano “Solar and Nuclear Costs — The Historic Crossover”, non è più così. Un recente rapporto della Duke University, in North Carolina, rivela infatti che l’energia solare è diventata ormai più conveniente di quella nucleare non solo a livello ambientale (smaltire o riciclare i moduli è generalmente ritenuto meno problematico che gestire scorie che rimangono radioattive per migliaia di anni), ma anche economico. “Il solare fotovoltaico ha raggiunto le alternative a più basso costo all’energia nucleare”, ha affermato il professor John O. Blackburn, docente di economia presso la Duke University e autore dello studio.

Nel rapporto di Blackburn viene dimostrato come i costi dei sistemi fotovoltaici siano scesi a un punto che è ormai inferiore a quello dei costi previsti per la costruzione di nuove centrali nucleari, e che potrebbe succedere lo stesso nei confronti delle fonti fossili di energia già entro il 2013. Questo “passaggio storico” sarebbe dovuto al fatto che negli Usa il costo del solare è, in questo momento, di 16 centesimi di dollaro al kWh. Secondo Mark Cooper, analista specializzato nell’individuare i costi dell’energia nucleare presso l’Institute for Energy and Environment della Vermont Law School, questi 16 centesimi potrebbero scendere a 6, se si implementassero maggiormente “efficienza energetica, co-generazione e utilizzo di fonti rinnovabili”. Cooper ha poi affermato che mentre i costi del solare sono costantemente diminuiti negli ultimi otto anni, quelli stimati per costruire negli Stati Uniti una centrale nucleare sono passati dai 3 miliardi di dollari nel 2002 agli attuali 10 miliardi per reattore.

Nel rapporto “All Risk, No Reward for Taxpayers and Ratepayers”, Cooper ha riportato inoltre che questo aumento dei costi è “nulla in confronto ai rischi finanziari e ai sussidi che affiancheranno la nuova ondata di centrali nucleari in costruzione”. Sussidi che “producono una distorsione del mercato”, afferma Doug Koplow, economista dell’Earth Track di Cambridge, in Massachusetts, un’associazione che si oppone ai sussidi nel settore dell’energia, i quali rischiano di “chiudere il mercato a fonti di energia più competitive”. Rendendo ancora più complicata l’identificazione di quelli che sono i costi reali delle tecnologie energetiche in competizione fra loro. A Koplow ha fatto eco Peter Athrton, analista del colosso finanziario Citigroup e autore di uno studio che ha dimostrato come l’industria nucleare non potrebbe sopravvivere, senza trasferire i costi e i rischi economici sui contribuenti. Fatto confermato dalle condizioni poste dalle compagnie che dovrebbero costruire i nuovi reattori nel Regno Unito.

Nuovi reattori che, nei luoghi in cui sono già in fase di costruzione, stanno subendo enormi ritardi e importanti lievitazioni dei prezzi. Ne è un ottimo esempio quello di Olkiluoto in Finlandia, che ha già accumulato un ritardo di oltre tre anni rispetto alla sua prevista data di ultimazione, e del quale i costi finali sono più che raddoppiati. La spesa prevista del reattore finlandese era infatti di 2,5 miliardi di euro nel 2002, quando fu approvato; nel 2005, alla firma del contratto, era salita a 3,3 miliardi; nel 2009, con i lavori già in grande ritardo, la spesa preventivata era giunta a 5,3 miliardi; oggi, dopo un altro anno di ritardo accumulato, la stessa avrebbe già abbondantemente superato i 6 miliardi di euro.

Da questi studi traspare il fatto che in un sistema nel quale si tende a aumentare l’offerta di energia piuttosto che diminuirne la domanda (e gli sprechi), se si calcola solo la quantità di energia prodotta le rinnovabili sono ancora perdenti nei confronti del nucleare, che ne produce una enorme quantità. Ma se si calcolano nel bilancio i costi economici e ambientali, incrementando il generale livello di efficienza energetica, è evidente che bisogna cambiare prospettiva, e che non serve produrre più energia, ma bisogna consumarne di meno. Nonostante tutti questi segnali che giungono dall’estero, però, in Italia sembrerebbe imminente un “rinascimento atomico”, accompagnato dalla promozione di metodi di produzione di energia tanto costosi quanto rischiosi per la collettività.

Già nel 1985 la prestigiosa rivista americana Forbes, specializzata da quasi un secolo in economia e finanza, definì la costruzione degli impianti nucleari americani di prima generazione “il più grande disastro gestionale della storia del business”. Le classi dirigenti italiane, invece, non hanno ancora capito nel 2010 che di disastri gestionali, in Italia, ne abbiamo e ne abbiamo avuti a sufficienza.

di Andrea Bertaglio
"L’ora più scura è quella prima dell'alba”
Torna in cima
Sector X View Drop Down
Drago Bianco Occhi Blu
Drago Bianco Occhi Blu
Avatar

Iscritto dal : 19 Novembre 2006
Da: Italy
Status: Offline
Posts: 11845
  Quota Sector X Quota  RispondiRispondi Link diretto a questo post Postato: 01 Dicembre 2010 alle 12:50
Le centrali nucleari ormai sono il passato e non sono altro che un "buco nero economico" perché nel lungo periodo sono più i costi che i ricavi come confermano tutti gli analisti e scinziati.
Questo l'hanno capito tutti i paesi moderni, dalla germania all'america: gli unici pirla che ancora pensano al nucleare siamo noi; perché?
poi dite che non devo pensare male del governo? che non abbia intrallazzi? sarà....

Il futuro delle energie alternative é la micro-generazione e non impianti su vasta scala; bisogna rassegnarsi al semplice fatto che le case non possono più rimanere quelle di una volta.
ognuno dovrebbe avere il suo pannello (o altro dispositivo di produzione enrgetica) sopra/vicino casa in modo da produrre ciò che consuma e gudagnare dal surplus energetico prodotto.

Mentre con i grandi impianti (le centrali) la dispersione energetica sarebbe troppa ed i benefici nettamente inferiori.
Allergico ai cani?
Torna in cima
 Rispondi Rispondi

Vai al Forum Permessi Forum View Drop Down

Bulletin Board Software by Web Wiz Forums® version 9.55 [Free Express Edition]
Copyright ©2001-2009 Web Wiz

Questa pagina e' stata generata in 0,094 secondi.